Carissimo/a,
Noi dobbiamo passare dall'isolamento alla solitudine. L'isolamento capite bene cos'è? Oggi ognuno vive per conto suo, se ne infischia degli altri. E' un disvalore l'isolamento. La solitudine invece no!
Solitudine significa capacità di pensare, desiderio di riflettere, di meditare, mettersi davanti a Dio, caricarsi, impregnarsi della sua luce... lasciare spazio alla preghiera, alla meditazione. Oggi non sappiamo più pensare, non c'è tempo per pensare.
don Tonino Bello
Sembra che questi pensieri siano stati scritti per questi giorni, per noi che invece rischiamo l'isolamento, per noi che possiamo fermarci al buio del nostro mezzogiorno ed invece dobbiamo sforzarci di vedere la luce della aurora che sta per sorgere. Mi riecheggiano nella mente le parole di don Tonino soprattutto nell'avvicinarsi della settimana autentica che ci conduce a questa unica e singolare Pasqua 2020.
Quest'anno, al posto dei consuetudinari saluti prefestivi, desidero condividere due testimonianze come augurio di risurrezione.
La prima è la lettera di una studentessa di 3H dell’Itas Giulio Natta che, facendomi giungere il suo testo, mi ha permesso di accedere al suo mondo interiore e nel come sta affrontando questa situazione:
ANDRA' TUTTO BENE
Voglio immaginare di scrivere una lettera a questo virus che è arrivato senza preavviso e che noi italiani non abbiamo accolto nel modo migliore.
Voglio scrivere una lettera perché penso sia il modo più bello e più sincero per esprimere concetti, sentimenti e pensieri; in questo caso si immagina di scrivere a una persona estranea, mai conosciuta per davvero ma in realtà stiamo solo parlando a noi stessi.
Caro Covid-19,
speravo che quest’anno arrivasse qualcuno capace di stravolgere la mia vita, ma non me lo immaginavo proprio in questo modo...
Sei riuscito a cambiare la vita di un intero pianeta da un giorno all’altro: le strade vuote, le code interminabili davanti ai supermercati, le mascherine sui volti della gente... È questa la realtà che ci troviamo a vivere in questo mese di marzo, e bisogna ammettere che è una realtà piuttosto strana. Io, per esempio, non mi sono mai ritrovata chiusa in un appartamento per così tanto tempo. Posso dire che si può definire un’esperienza, sì, mi stai facendo vivere qualcosa di nuovo che non è del tutto negativo.
Certo, è difficile rimanere chiusa in casa ma sto scoprendo passioni, capacità e anche me stessa. Grazie a te ho ricominciato a cucinare e sto imparando molte nuove ricette.
Grazie a questo hobby ho capito che da vecchia voglio essere la nonna che la domenica cucina le lasagne più buone del mondo, mi immagino già.
Grazie a te ho scoperto che le lezioni online e tutto quello che gira attorno a loro non è poi così male. Diciamo che svegliarsi 15 minuti prima dell’inizio delle lezioni è un beneficio per il mio riposo. Grazie a te ho capito che riesco a essere costante anche nello sport a casa, senza qualcuno che mi controlli o mi sproni a fare le cose. Ho sempre fatto sport e mi piace molto ma sto imparando anche ad allenarmi da sola e a essere la coach di me stessa.
Grazie a te sto finalmente sviluppando una mia personale skin-care-routine, sto ascoltando molta nuova musica e ho ricominciato ad ascoltare la radio, sto riguardando film e serie tv che avevo piano piano dimenticato, ho preso in mano molti libri di cui conoscevo, o meno, le storie.
Grazie a te ho riscoperto la noia, prima di queste circostanze non avevo proprio il tempo per annoiarmi.
Però non tutto è positivo in questa situazione.
Questo momento può far impazzire, può far apparire la paura, può rafforzare o distruggere rapporti, può far sentire soli, può far crescere la mancanza e la nostalgia di qualcuno o qualcosa. Personalmente, la cosa che più mi sconvolge è il fatto che, in futuro, si parlerà di te e di questa quarantena come ad oggi si parla della rivoluzione francese o dei conflitti mondiali: i nostri nonni ci raccontano come hanno vissuto la guerra e noi invece racconteremo come abbiamo vissuto questo periodo caratterizzato proprio dalla tua presenza.
Ci sarà un capitolo dedicato a te nei libri di storia. Te ne rendi conto? Siamo nella storia allo stesso modo di Giulio Cesare. Questa è la cosa che mi sconvolge maggiormente.
Ma andrà davvero tutto bene?
Fino ad ora non tutto è andato per il meglio ma sembra che le cose si stiano ristabilizzando.
Ho letto che una vecchietta di 95 anni, ricoverata a Modena, è riuscita a guarire, è riuscita a sconfiggerti. La chiamano Nonna Speranza ed è un simbolo per la città di Modena e per tutta l’Italia. Magari riusciremo tutti a risorgere dalle nostre ceneri, proprio come ha fatto lei, e tutti riusciremo a superare questo momento al più presto.
Non per volerti male, insomma hai anche diminuito l’inquinamento, ma spero che questa situazione finisca il prima possibile.
Aspetto il giorno in cui tutto questo sarà solamente un ricordo, in cui tu sarai solamente un ricordo.
Con (non molto) affetto.
La seconda testimonianza è di un collega IdrC e sacerdote, don Giuseppe, che è ritornato in ospedale come infermiere e si racconta così:
Dunque, inizio col dirvi che il mio rientro è stato meno traumatico del previsto… ho tante cose da imparare ma mi trovo a saperne fare tante altre… giorno dopo giorno sto acquisendo sempre più più autonomia e di questo anche i colleghi sono contenti. Il reparto dove sono ha tutti pazienti Covid, tutti con supporto respiratorio che va dai semplici occhialini fino alla CPAP con casco, quindi di fatto è un reparto sub intensivo. L'assurdo è che il sistema di tubi dell'ossigeno dell'ospedale non ha la capienza sufficiente per i bisogni che ci sono… il mio reparto è al limite di possibilità.
I pazienti sono tutti abbastanza standardizzati e le cose che bisogna fargli sono più o meno sempre quelle. La situazione è pesante anche perché il virus è davvero strano… gli anziani soffrono in un modo angosciante… io credo che se tutti avessero la possibilità di vedere come soffrono gli anziani per questa malattia, chi ha anziani in famiglia li MUREREBBE in casa pur di non farli uscire…
Ieri ho fatto un corso sulla gestione delle CPAP; il corso era tenuto da un rianimatore che ci ha detto chiaramente che in "tempi normali" i nostri pazienti sarebbero tutti in rianimazione, ma oggi non si può… e si cerca di curarli in reparti normali… i dispositivi di protezione non ci mancano, grazie a Dio!.... Il mio essere prete in questo momento è come se acquistasse un valore aggiunto; ogni giorno nella messa prego per i miei malati e i miei colleghi… celebro il suffragio per quelli che non ce l'hanno fatta … è proprio vero quando dice il papa che i malati sono la carne di Cristo sofferente… i miei malati più gravi sono davvero come dei Cristi in Croce. L'altra notte mi hanno chiamato da un altro reparto Covid a dare la benedizione a un uomo che è morto… si sta diffondendo la voce che sono un prete e iniziano a chiedermi anche questo, anche perché in quei reparti i cappellani non entrano. La vita è proprio strana... anche solo fino a un mese fa mai avrei pensato di tornare a fare l'infermiere… comunque è proprio un bel lavoro!!! A suo tempo avevo scelto bene!!!
Testimonianze che riaccendono la speranza che questo tempo evolverà, verrà trasfigurato. Se saremo capaci di attraversarlo in profondità e senza fughe, così come il passaggio del Mar Rosso fu la pasqua per il popolo ebraico, anche noi sperimenteremo la gioia della salvezza, la vita nuova che la Pasqua di Gesù dona!
Ve lo auguro di cuore, con il saluto di fra Paolo e di tutte le persone del Servizio IRC,
dGB