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Didattica a distanza, eLearning e tecnologie + Materiali di comunità

26 Mar 2020
Destinatari
Infanzia, Primaria, Sec. 1° grado, e Sec. 2° grado
Tipo
Materiali Didattici
Oggetto
Il CREMIT offre interessanti riflessioni e percorsi
Avvenire.it, 17 marzo 2020 di Pier Cesare Rivoltella   COVID-19, tra didattica a distanza, eLearning e tecnologie di comunità   Una riflessione, quanto mai attuale e necessaria alla luce delle sfide di queste settimane, sul valore aggiunto della tecnologia accompagnata da un’intenzionalità metodologica sempre più forte e condivisa.   Tecnologia più condivisione: così si può fare buon e-learning  L’emergenza costringe a ripensare le pratiche didattiche. E rivalutare il digitale. Il bisogno, l’emergenza, le situazioni estreme sono il momento in cui ci si accorge del valore delle cose. È vero per tante esperienze della vita: in questi giorni lo si sta sperimentando anche per la scuola, l’università, la possibilità della formazione. Lo capiscono i docenti, privati dei loro studenti; lo capiscono gli studenti, cui sono sottratte le relazioni con maestri e amici. Occorre partire da qui per provare a comprendere il significato di quello che da più parti, anche se impropriamente, viene definito home schooling. Si fa lezione, si impara, si studia a casa, ma non perché si sia scelta questa situazione come alternativa alla scuola (è quel che capita nell’educazione parentale, l’home schooling vero), bensì perché lo stato del contagio ci ha costretti a questo. Sarebbe più opportuno parlare di smart learning, o di smart teaching, dove lo smart allude alle possibilità che la tecnologia ci garantisce di surrogare l’impossibilità della presenza. Gli ambienti di videocomunicazione, le piattaforme eLearning, le applicazioni per l’apprendimento a distanza come un modo per non rimanere deprivati di tutto ciò che la scuola, dall’infanzia all’Università, rappresenta.   L’esperienza non è nuova nel nostro Paese, anche se forse ce ne siamo dimenticati. La formazione per corrispondenza nel secondo Dopoguerra aveva risposto al bisogno di manodopera specializzata. La Scuola Radioelettra di Torino rappresenta in questa prospettiva un momento importante della nostra storia. Come Telescuola, il protocollo di intesa tra la Rai e il ministero dell’Istruzione che aveva pensato alla televisione come strumento di massa per la lotta all’analfabetismo e l’innalzamento dei livelli culturali della popolazione: il volto del maestro Manzi e le trasmissioni di Non è mai troppo tardi ne sono una pagina indimenticabile. E poi la stagione della FAD, la formazione a distanza, la nascita dei primi centri universitari alla fine degli anni 90 – il CARID all’Università di Ferrara, il CEPaD all’Università Cattolica di Milano – l’esperienza del consorzio Nettuno fino al decreto Moratti/Stanca che sancisce la nascita delle università telematiche. Nel frattempo la scuola, con il Piano Nazionale per l’Informatica e il primo Piano di Sviluppo delle Tecnologie Didattiche, tra anni 70 e 80 aveva cominciato a ridurre il gap con gli altri Paesi europei. Da lì erano seguite le stagioni del multimedia in classe, delle Lim, delle classi 2.0, con l’Indire a svolgere una funzione importante nell’affermare, anche nella formazione degli insegnanti, la cultura dell’eLearning e dell’uso della tecnologia. Occorre ricordare questi passaggi per capire che quel che di positivo sta succedendo oggi tra classi di scuola e aule universitarie non è frutto del caso ma di un lungo percorso di preparazione. Anche se poi, nell’opinione diffusa, alla formazione a distanza si è finito per associare l’idea di qualcosa che ha meno valore rispetto alla formazione fatta in aula, in presenza.   Ma cosa sta succedendo oggi? Stante lo stop alle attività didattiche in presenza, il ricorso alla tecnologia sta garantendo che la scuola e l’università non si fermino. Certo, la situazione è a macchia di leopardo, c’è chi lavora più e meno bene, ci sono esperienze di eccellenza e altre che andrebbero riviste. Ma è importante che tutti ci stiano provando e, soprattutto, che ci si accorga che non è solo un problema di tecnologia. Non basta mettere gli studenti davanti allo schermo di un computer o assegnare loro compiti attraverso il registro elettronico. Occorre che tutto questo si inserisca all’interno di una progettazione didattica, si avvalga di una regia metodologica. L’apprendimento on line richiede un’attenzione particolare allo studente, ne vanno gestite la motivazione e l’attenzione. Non basta ‘mandare in onda’ la lezione e continuare a parlare come si sarebbe fatto in aula. Va studiata una sceneggiatura: materiali da mettere a disposizione prima, indicazioni di lavoro precise, ricorso alla comunicazione sincrona (chat e videocomunicazione) per chiarire i dubbi, discutere i problemi. E poi si tratta di favorire la cooperazione tra gli studenti: il vero valore aggiunto della tecnologia è la possibilità della condivisione, di lavorare in gruppo. Si tratta di una modalità di lavoro che già dovrebbe appartenere alla normale didattica degli insegnanti e che ora le condizioni eccezionali in cui siamo costretti a muoverci stanno rendendo necessaria. Qui troviamo un primo aspetto di grande rilievo. È probabile che il virus stia riuscendo laddove anni di politiche educative hanno fallito: costringerci tutti a riflettere sulle nostre pratiche didattiche, studiare nuove forme per renderle efficaci, fare tutto questo in vista dello studente.   Si scopre così che il digitale si può rappresentare diversamente. Non è solo ciò che erode spazio alle nostre relazioni, indebolisce i legami sociali, genera una vera e propria dipendenza. Al contrario il digitale può riallestire il tessuto sociale, creare le condizioni perché le persone si riavvicinino, generare nuove reti di rapporti e di significati. Le tecnologie diventano allora tecnologie di comunità. Significa porsi il problema del divario ed eliminarlo: accorgersi che molti non hanno connessione, non hanno strumenti, non posseggono gli alfabeti, e creare le condizioni perché questi impedimenti siano superati. Significa chiedersi come fare inclusione nei confronti di chi fa fatica, soffre una disabilità, sconta la differenza della lingua e della cultura: sono di comunità le tecnologie se sanno trasformare tutto questo in una diversità che arricchisce e non in un ostacolo che aggiunge separazione. Significa attivare i territori. Le ‘aule digitali’ sono aperte: aperte ai genitori, alla comunità locale con le sue risorse, alle altre agenzie educative. Da questa crisi possiamo uscire più forti, più coesi, più uniti. È in questi momenti che il capitale sociale può essere ripristinato e questo nel caso della comunità cristiana aggiunge valore al valore.   C’è un rischio. Che finita l’emergenza si torni alla normalità: la vecchia didattica trasmissiva, il ‘bla bla bla’ per dirla con Paulo Freire. Occorre lavorare a che non succeda. E per farlo serve pensare che la qualità della relazione non è una questione di formati o di strumenti e che il digitale non è un’alternativa alla presenza ma una sua dimensione. La relazione è il risultato dell’intenzionalità educativa, è la consapevolezza che l’altro è al centro della mia attenzione. E il digitale può essere uno dei modi per mantenercelo. Lo è se diviene carezza nei momenti di sconforto, supporto nei momenti di difficoltà, legame nelle situazioni di solitudine, presenza quando si sperimenta l’assenza. Capitava già prima del virus: nelle scuole in ospedale, nei progetti di istruzione domiciliare, nelle scuole dei piccoli plessi, in tutte quelle situazioni in cui tanti docenti anonimi, senza protagonismi, hanno sempre dato testimonianza di cosa significhi insegnare.

La dimensione umana dello studio

26 Mar 2020
Destinatari
Infanzia, Primaria, Sec. 1° grado, e Sec. 2° grado
Tipo
Comunicazione dal Servizio IRC
Oggetto
Per una comune riflessione in tempo di Covid-19
CORRIERE DELLA SERA DEL 23-03-2020 di Nuccio Ordine   LA DIMENSIONE UMANA DELLO STUDIO   In tempo di coronavirus anche le scuole e le università si attrezzano per reagire all'emergenza e adeguarsi alla sospensione delle attività didattiche. In rete e nei media dominano sempre più parole-chiave che evocano l’universo dell'insegnamento virtuale. L'eccezionalità della situazione ci ha fatto anche capire l'importanza di un coordinamento nazionale e i pericoli che si potrebbero correre consegnando l'istruzione e il servizio sanitario all'arbitrio delle singole Regioni. Mi preoccupano, però, alcuni interventi che considerano l'epidemia come una straordinaria occasione per rilanciare l’«educazione digitale». Riconoscere l'indispensabilità della tecnologia è una cosa. Pensare, invece, che si possa fare a meno del libro e delle relazioni umane tra professori e studenti è una follia. Non è vero che leggere l'Orlando furioso in digitale è lo stesso che leggerlo informato cartaceo (recenti studi sostengono che, pur essendo identico il testo, il dispositivo distrae e non facilita l’attenzione necessaria alla comprensione!). Così come non è vero che essere perennemente connessi favorisca i rapporti umani (il virtuale sta creando una nuova terribile solitudine!). Lo scopo dell'educazione non è l'acquisizione di un diploma. E soprattutto l'esperienza umana e intellettuale che si compie, giorno per giorno, in un mondo fatto di incontri e scambi concreti, in praesentia, tra professori e studenti. Nessuna piattaforma digitale potrà cambiare la vita di un allievo. Ridurre questa esperienza a una relazione virtuale significherebbe trasformare l'istruzione in un mercato di diplomi e gli studenti in clienti da fidelizzare. Gestiamo adesso l'emergenza con i corsi a distanza, pensando anche a un piano straordinario per recuperare comunque le lezioni in aula durante l'estate. Trasformare l'eccezione in una regola, dimenticando l’autentica missione dell'istruzione e la centralità della dimensione umana nell'insegnamento, sarebbe un errore gravissimo.

IdRC Supplenti e Fondo San Giuseppe

26 Mar 2020
Destinatari
Infanzia, Primaria, Sec. 1° grado, e Sec. 2° grado
Tipo
Comunicazione dal Servizio IRC
Oggetto
Opportunità per i supplenti
Carissimi IdRC supplenti della diocesi di Milano, in questo periodo, unico nella memoria di ciascuno, qualcuno di voi potrebbe essere rimasto senza una occupazione a scuola perché ha terminato il mandato ricevuto, non ha potuto essere rinnovato o altro. «Abbiamo deciso di creare un fondo speciale per esprimere la nostra prossimità e offrire un pronto soccorso a coloro che a causa della epidemia in atto non hanno alcuna forma di sostentamento. Lo chiameremo “Fondo san Giuseppe – per la prossimità nell’emergenza lavoro”, affidando il suo funzionamento alla rete dei distretti del Fondo Famiglia Lavoro attualmente in attività, riprendendo le modalità stabilite per la prima fase del Fondo. A questa decisione siamo giunti anche per l’incoraggiamento del Sindaco Giuseppe Sala che ha deciso di contribuire a questo fondo con risorse dell’Amministrazione comunale e di donatori che hanno versato i loro contributi allo scopo». Arcivescovo Mario Delpini Le risorse saranno ridistribuite alle fasce più deboli allo scopo di disinnescare la crisi sociale che rischia di esplodere dentro l’emergenza sanitaria. Il Fondo San Giuseppe è dedicato ai disoccupati a causa della crisi Covid-19, ai dipendenti a tempo determinato cui non è stato rinnovato il contratto, ai lavoratori precari, ai lavoratori autonomi, alle collaboratrici familiari e altre categorie di lavoratori fragili. Possono beneficiarne coloro che hanno perso il posto di lavoro dal primo marzo 2020, residenti a Milano e nel territorio della Diocesi di Milano. Il Fondo San Giuseppe viene affidato a Caritas Ambrosiana che lo gestirà grazie agli operatori e volontari dei distretti del Fondo Famiglia Lavoro. Dialogando con il responsabile della Caritas ho fatto presente la situazione ed ottenuto la modalità di auto-candidatura on line da parte Vostra direttamente al seguente indirizzo: https://www.fondofamiglialavoro.it/fondo-san-giuseppe/ Chiedo a ciascuno la correttezza di verificare di essere in possesso dei requisiti (che trovate in allegato) prima di compilare il relativo formulario. Il fondo è riservato ai soli residenti nella diocesi milanese ma per quegli IdRC che sono domiciliati da noi, è possibile compilare comunque la vostra auto-candidatura: verrete poi contattati dal servizio gestore per le debite verifiche. Spero che questa iniziativa possa ancor di più far vivere il clima di famiglia che si respira tra gli insegnanti di religione della nostra diocesi. Nella preghiera e speranza che stiate bene e soprattutto che non siate nella necessità più grave, vi saluto con un caloroso abbraccio, dGB

Materiali didattici dal PIME sul tema della Mondialità

26 Mar 2020
Destinatari
Infanzia, Primaria, Sec. 1° grado, e Sec. 2° grado
Tipo
Materiali Didattici
Oggetto
L'Istituto PIME offre interessanti percorsi
Carissimi docenti,   In questo momento di emergenza, i missionari del Pime, continuano a stare vicino alle persone. Abbiamo chiuso le sedi ma il Centro PIME ha attivato e potenziato la presenza online (www.pimemilano.com) per combattere il virus più pericoloso: quello di guardare solo a noi stessi e isolarci nella paura.   In particolare vorremmo porre alla vostra attenzione il lavoro dell'Ufficio Educazione Mondialità in quanto ci auguriamo possa essere di supporto a voi docenti. I nostri studenti sono in casa, gli spostamenti sono limitati, non è più possibile entrare e uscire dai luoghi, muoversi in "orizzontale".  Siamo in cerca di una nuova direzione.  P. Alberto Caccaro, missionario in Cambogia, ci scrive: "Fermi dove siamo, chiusi in casa, possiamo salire e scendere. Dentro di noi. Possiamo, per esempio, salire e chiedere a Dio di benedirci. Possiamo salire e intercedere per chi ha più bisogno di noi. Ma possiamo anche scendere in profondità e provare a capire chi siamo e che ci facciamo qui." Oggi ancora di più la missione ci interroga e ci aiuta nel trovare le strade educative da proporre alle nuove generazioni. In questo momento crediamo che l'educazione e l'apertura al mondo restino necessarie come il pane.    L'Ufficio Educazione Mondialità insieme ai missionari presenti in Italia e nel mondo sta affrontando questa nuova sfida sociale, educativa e spirituale online. In qualche giorno è nata la proposta: Mondialità online per aprire il cuore al mondo. Gli educatori del Pime, che normalmente si recano nelle scuole e negli oratori, stanno progettando e realizzando materiali per dare nuove risposte per questo paese che cambia, per una scuola a distanza, per una catechesi nuova e una casa che si anima di vita. Cliccate qui per visionare i contributi. Troverete una pagina iniziale di introduzione, con materiali sull'emergenza attuale e poi tre box "scuole, parrocchie, famiglie" con materiali specifici. Tante le progettualità in fase di pubblicazione, tra queste  segnaliamo:  “Tocca a me! Tante facce per un'unica preghiera” con podcast dalla missione per unirci nella preghiera, dalle nostre case al mondo. Inoltre il Museo Popoli e Culture è online con laboratori educativi per permetterci di esplorare altre direzioni attraverso oggetti di varie tradizioni del mondo e il blog di Mondo e Missione ha una sezione Coronavirus nel mondo per tenere gli occhi aperti davvero su tutto il mondo.   Per ricevere aggiornamenti sull’uscita online di nuovi materiali CLICCATE QUI     Per qualsiasi richiesta specifica restiamo volentieri a disposizione. Un caro saluto a voi e ai vostri studenti.   Elisabetta Nova Coordinatrice Ufficio Educazione Mondialità Fondazione Pime Onlus via Monte Rosa, 81 20149 Milano tel. 02 438 22 538/4 cell. 388 17 98 430 www.pimemilano.com

Chiedo a tutti di unirci nella preghiera.

19 Mar 2020
Destinatari
Infanzia, Primaria, Sec. 1° grado, e Sec. 2° grado
Tipo
Comunicazione dal Servizio IRC
Oggetto
Newsletter
Carissimi, vi raggiungo così, come oggi si può. Vi saluto con queste parole di un ex ministro dell'istruzione, pronunciate durante un altro periodo storico, successivamente definito come avente le caratteristiche della "crisi": Se fosse possibile dire "saltiamo questo tempo e andiamo tutti a domani", credo che tutti accetteremmo di farlo; ma non è possibile. Oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere fiduciosi e coraggiosi al tempo stesso, si tratta di vivere il tempo che ci è dato vivere con tutte le sue difficoltà. A. Moro Essere fiduciosi. Penso proprio che dalla nostra comunità di IdRC possa elevarsi un gesto di preghiera comune che testimonia la fiducia verso il Padre di Gesù e Padre di tutti, attraverso l'intercessione di Maria e dei Santi, Prendiamo esempio dalle nostre guide, l'Arcivescovo Mario, il Santo Padre Papa Francesco. Anche la nostra comunità, purtroppo, è stata toccata dalla pandemia, dal virus del Covid19. Vi chiedo infatti una particolare preghiera per Lorenza che ha perso il marito ed ora si trova in isolamento; per Gabriele che ha perso il papà; per Piergiuseppe, che da domenica è ricoverato al Policlinico. Per questi motivi in particolare ma per tutte le persone che compongono la galassia della scuola vi chiedo di unirvi alla preghiera di oggi, solennità di san Giuseppe. Alle 20.55 (in streaming sul portale https://www.chiesadimilano.it/ ; in diretta su ChiesaTV - 195 e su Telenova - 14) l'Arcivescovo farà una introduzione al Rosario che poi reciteremo ciascuno nelle nostre case ma realmente tutti raccolti dalla comunione nell'unica Chiesa. Vi ricordo anche questi ulteriori appuntamenti che ci "convocano" come comunità: Domani, Venerdì 20 marzo, la Via Crucis che era prevista per la zona III verrà trasmessa in diretta alle ore 21 dalla cappella feriale del Duomo. Sarà visibile come di consueto su ChiesaTV (canale 195) e in streaming sul portale. Via radio su radiomarconi e radio mater. Domenica 22 marzo alle ore 11 la S. Messa della IV Domenica di Quaresima presieduta dal nostro Arcivescovo Mario, sarà trasmessa da RAI3 - TgrLombardia in diretta dalla cappella dell'istituto "Sacra famiglia" in Cesano Boscone Martedì 24 marzo alle ore 21, l'Arcivescovo presiederà la veglia per i missionari martiri dal Pime. Sarà possibile seguirla in diretta su ChiesaTV (canale 195) e sul portale. Essere coraggiosi. Ci vuole coraggio a sostenere la sfida educativa in un tale momento dove le richieste spesso superano le possibilità reali o le singole competenze. All'improvviso la didattica deve fare i conti con la tecnologia che le permette di svolgersi riallacciando relazioni in un contesto anomalo di distanza. La buona volontà c'è e si vede da come si provano e trovano soluzioni dalle più articolate a quelle più artigianali... Coraggio non significa però "andare allo sbaraglio" oppure ritrarsi per l'eccessivo timore. Sono questi eccessi da evitare, ovviamente :-) Per questo rinnovo l'invito che vi feci nella scorsa mail: attenetevi alle indicazioni della vostra scuola. "Ma il sistema della mia scuola non mi permette di... allora io...", questa posizione rischia di far incorrere nel primo timore... Se vi divincolate dai canali "autorizzati", dalla "classe virtuale", non state più parlando solo ai vostri alunni ma al mondo intero! Sappiamo bene cosa può accadere poi quando si estrapola un discorso dal suo contesto... oppure si lede involontariamente la privacy di minori... occorre fare anche attenzione al diritto d'autore sui contenuti... "Ma tutto è così difficile... non ho neppure la strumentazione necessaria a...", e ci ritroviamo all'opposto. Se non si reagisse a questi pensieri che conducono all'immobilismo, i tuoi alunni resterebbero senza di Te! Esprimere il proprio coraggio significa quindi agire con il buon senso e la prudenza di chi il bene lo pone in atto sul serio, sostenendo i propri alunni perché il valore della cultura non venga offuscato da angoscia e tristezza che la vita ci sta facendo attraversare, senza oberarli da un lato o nell'essere "trasparenti" dall'altro... Siate loro innanzitutto vicini, anche così, con questi mezzi, facendo arrivare loro un vostro pensiero e non solo "una lezione". Ho la certezza, da vostri racconti, che i ragazzi stanno riscoprendo la loro interiorità, mettendo in discussione alcune delle loro posizioni acquisite, e che molti hanno aperto il loro cuore a tanti di voi, loro stimati insegnanti di religione! IRCMI. Desidero rendervi noto che il nuovo sito, seppur non ancora completo in tutte le sue funzioni, è al passo con i tempi. Infatti è connesso con i social, in particolare con "Telegram" che ci permette di effettuare da subito una condivisione delle esperienze e dei materiali digitalmente prodotti. La segreteria della formazione in servizio sta contattando personalmente i coordinatori ed i referenti per offrire loro questa possibilità, affinché a loro volta la possano estendere a ciascuno voi. Vi abbraccio virtualmente e vi accompagno con la preghiera, in modo particolare con una che è stata composta dal nostro Arcivescovo lo scorso mese proprio per affidare la scuola alla cara "Madonnina". Ve la condivido in allegato. Di nuovo ripeto il mio invito: preghiamo tutti insieme, dGB