Carissimi IdRC,
tra gli interventi universitari per cercare di interpretare questo tempo improvviso (che non ci ha concesso la possibilità della riflessione, dell'essere prima che del fare), ho trovato interessante quello del dott. Pier Cesare Rivoltella con il quale ha introdotto una serie di webinar sulla DAD promossi dal dipartimento di pedagogia dell'Università Cattolica, il Cremit.
Il dott. Rivoltella ha svolto una puntuale e sintetica analisi della Scuola italiana attorno a tre livelli: organizzativo, didattico e della professione docente. Per ciascun aspetto ha poi evidenziato dei descrittori declinandoli, a partire dal contesto di emergenza, in un "prima", un "durante" ed un "post".
“Insegnare non significa solo utilizzare un insieme di competenze separate le une dalle altre, come scegliere un esercizio, gestire l’ordine della classe, spiegare un testo o correggere i compiti. È tutto questo, certo, ma con qualcosa in più, qualcosa che gli allievi riconoscono facilmente […]. Questo “qualche cosa” rinvia piuttosto a una specie di forza interiore, una forza che esprime una coerenza e rappresenta un progetto. Da questa forza e da questo progetto emana la sensazione che l’uomo o la donna che insegnano si trovano al posto giusto, che fanno un mestiere che per loro ha un senso”.
Philippe Meirieu, Fare la scuola, fare scuola. Democrazia e Pedagogia.
Vi lascio uno schema della struttura dell'intervento di Rivoltella (appunti personali):
1. Livello organizzativo
Prima dell’emergenza |
Durante l’emergenza |
Dopo l’emergenza, da settembre, cosa non dobbiamo dimenticare |
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Spazio | I temi dell’organizzazione, dall’edilizia all'aula, erano all’ordine del giorno. | “Deterritorializzazione”, sganciamento della scuola dallo spazio à ricollocazione della scuola dentro altri ambienti, non fisici ma virtuali, in particolare le piattaforme delle video-comunicazioni | |
Tempo | Frequenza (rapporto tra presenze e assenze), orario scolastico | Ci ha messo di fronte alla gestione del tempo di apprendimento da parte degli studenti; ha messo in discussione il concetto di frequenza: quando gli alunni “stanno seguendo”? Dai tentativi di duplicazione dell’orario scolastico sulle piattaforme all’opposto: significato diverso sulla gestione del tempo |
Flessibilizzazione, abbiamo bisogno di diventare più flessibile, immaginare una scuola aumentata o ibridata dal digitale. Ripensare in profondità il dispositivo: ripensare il tempo scuola, ridare valore alla presenza per sottrazione. Lo strumento per la flessibilizzazione si chiama autonomia scolastica |
2. Livello didattico
Prima dell’emergenza |
Durante l’emergenza |
Dopo l’emergenza, da settembre, cosa non dobbiamo dimenticare |
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Progettare | Implicita (=non si scrive, si segue quel “pilota automatico” che l’esperienza mia e degli altri ci adduce) e centrata sul contenuto | Esplicita, quando lavoro online, a distanza, la progettazione implicita non funziona perché non efficace. La DAD richiede una puntuale progettazione e centrata sui tempi e sulle condizioni di connessione dello studente | Nuova cultura e centralità della progettazione. Ripartire dalla qualità della progettazione |
Comunicare | Trasmissiva | Dialogica, la trasmissione non è tutto, abbiamo sperimentato la rassicurazione e il sostegno degli alunni. Ci si è riscoperti a raccontare storie rileggendole ad alta voce |
Relazionale, meno verbosa e più efficace. Rafforzare l’apprendimento situato |
Valutare | Sommativa e basata sulla misurazione | In questa situazione abbiamo registrato la crisi della sommativa perché non è possibile l’oggettività della verifica | Sviluppare una nuova cultura della valutazione che si potrebbe racchiudere in due aggettivi, diffusa (= che coincide con l’attività didattica) e formatrice (= più di formativa, quando diventa spazio della costruzione dell’apprendimento) |
3. Livello della professione docente
Prima dell’emergenza |
Durante l’emergenza |
Dopo l’emergenza, da settembre, cosa non dobbiamo dimenticare |
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Metodo | Opposizione tra contenuto e metodo; disciplinaristi contro pedagogisti | Istruzioni per l’uso, spasmodica ricerca di soluzioni per l’uso | La didattica è un sapere professionale imprescindibile per l’insegnante; non basta la conoscenza dei puri contenuti disciplinari |
Digitale | Solo strumentale à identificato solo con il dispositivo, confondendolo con l’informatica | Surrogato necessario, versione depotenziata dell’aula, piuttosto che niente... |
Ambiente cognitivo naturale per la nostra professionalità, non è uno strumento accessorio |
Pratica | Ispirata a competenze tacite, senza grande elaborazione complessiva = spesso agire senza riflettere su quello che si fa, il problema è che chi è “bravo” non sa spiegare il perché a chi lo chieda; ne consegue che non si è generativi | Spazio di bricolage didattico, pratica per tentativi ed errori | Oggetto normale per la riflessività dell’insegnante |